the voice of iron people: intervista a Rossella Pruneti.
Intervista alla campionessa, giudice IFBB, traduttrice di moltissimi articoli di bodybuilding, presentatrice della Notte dei Campioni IFBB, mamma e compagna: Rossella Pruneti.
Premessa. l’intervista che abbiamo realizzato alla Sig.ra Rossella Pruneti, è un’intervista diversa da tutte le altre. Nel momento in cui ho scritto le domande, ho pensato a tutto quello che la Sig.ra Rossella fa per il bodybuilding italiano da anni… per questo, con i miei quesiti ho cercato di coprire il maggior numero possibile di argomenti (dall’allenamento in palestra, alle pubblicazioni, passando per la cucina, ecc..) nel momento della pubblicazione sul sito, ho notato che l’intervista sarebbe stata troppo lunga, per questo ho deciso di pubblicarla in due volte. Oggi, in questo articolo, troverete la prima parte mentre la seconda e ultima parte, la troverete sempre su questo sito ma il prossimo martedi ( il 19 aprile 2016 ). mentre il video tributo , sarà disponibile sul nostro canale youtube a partire dal 22 aprile 2016.
Ciao Rossella, prima di tutto grazie mille per esser aver dato la tua disponibilità a questa intervista. presentati ai quei pochi lettori e quelle poche lettrici che non ti conoscono.
Una grande appassionata di bodybuilding, che lo ha reso la sua vita e, in parte, anche il suo lavoro. Sono stata redattrice di riviste italiane di bodybuilding quali Body’s Magazine, BIG, Better Bodies, Power, IFBB Universe, ho tradotto libri del settore e fatto da interprete a diversi professionisti USA.
la prima domanda che mi viene in mente è questa: quando ha inziato deciso di iniziare ad allenarti? per quale motivo ha deciso di allenarti con i pesi? dopo quanto tempo ti è scattata quella molla, che ti ha portato a gareggiare?
Ho iniziato a 17 anni, quando entrai in palestra portata da mia sorella. Lei smise dopo qualche mese, io sono ancora lì che mi alleno. Andai per svago, un po’ attirata dalla possibilità di dimagrire (ero la tipica ragazza mediterranea con busto molto esile e fianchi più abbondanti). Mi piacque subito per l’abbinamento indissolubile che questo sport ha con l’alimentazione e, soprattutto, con la mente. L’eccellenza che io già tanto ricercavo nello studio era riproposta per il fisico. Per me era come un trovare l’ideale rinascimentale di un Leon Battista Alberti e altri grandi che univano un sapere eclettico allo sviluppo di capacità fisiche e atletiche.
Iniziai a gareggiare dopo 6 anni. Non esistevano categorie di “introduzione”, ma come ti ho detto il bodybuilding linea nazionale unica, che rapidamente assomigliò al bodybuilding hard. Avevo assistito negli anni precedenti alle gare di bodybuilding soft (meno muscolatura, una specie di Bikini attuale) e pensai che potevo farlo anch’io. Mi piaceva l’idea della programmazione, della dieta e perfino di salire sul palco. Era il 1992 e ho gareggiato, con una lunga pausa per motivi lavorativi, fino ad ora. Non ho grandi titoli, ma l’avere vinto il Campionato Nord Italia due volte a 16 anni di distanza è una grande soddisfazione: il bodybuilding è proprio il mio stile di vita, a vita.
Oltre ad essere una traduttrice, una mamma, una cuoca e una scrittice, hai una grande passione per il palco e le competizioni. In questi anni, ho assistito a molte competizioni IFBB in Italia, a cui ha partecipato e ho visto che negli anni hai cambiato categoria. Qual’è la categoria che ti rappresenta di più?
Ho cambiato categoria perché il mio fisico con gli anni migliorava, rispetto a come ero partita, ma non sono mai stata “competitiva” in nessuna delle categorie. Ho iniziato quando esisteva solo il bodybuilding femminile, con l’introduzione del bodyfitness tornai perché io ero rimasta ferma (i miei datori di lavoro non vollero che gareggiassi essendoci potenziali conflitti di interesse) e credetti che la muscolatura che rimaneva di una bodybuilder anni ’90 potesse andare bene. Invece il Bodyfitness stesso è andato avanti e probabilmente alcune di noi Bodyfitness, io di sicuro, siamo arrivate ad una condizione superiore a quella che avevamo da bodybuilder. In ogni caso come Bodyfitness mi è sempre stato detto dai giudici che ero vecchia e avevo il punto vita largo, che sarei stata più adatta nelle Physique. Quando la categoria Physique (sorta in Italia nel 2009 con caratteristiche diverse tipo scarpe con tacche e altre pose rispetto a quelle di oggi) venne rivista nel 2012, mi decisi a cambiare. In tutte le categorie sono stata io e contenta di quello che ho fatto, devo dire però che tra Bodyfitness e Physique preferisco, per me stessa, la seconda.
lo scorso anno, a giugno, hai partecipato ai campionati ifbb italiani, che si sono svolti a roma. Hai gareggiato nella categoria woman’s phisique ma non sei riuscita a raggiungere la top six. Ti va di parlare di quella preparazione?
Non c’è molto da dire, se non che sono tanto testarda e non mi avvalgo dell’aiuto di mio marito, Dennis Giusto, quindi ogni responsabilità è purtroppo mia.
Io, ero presente alla gara, e ho notato che in quella competizione, hai portato sul palco una delle migliori schiene di tutta la serata. Come sei riuscita a sviluppare una schiena di questo livello? la schiena, come sappiamo è un insieme di muscoli e non sempre è così facile riuscire a svilupparla. Ci sono anche pro ifbb che passano una vita in palestra per cercare di migliorare quella zona del corpo, ma non ci riescono. Che consigli daresti a un passionato per migliorare questa zona del corpo?
Ti ringrazio, Essendo un mio punto forte è difficile dire come ho fatto a migliorarla, perché lo è sempre stato, fin dai primi anni delle mie gare. Si dice mai chiedere come uno ha lavorato un punto forte, chiedigli piuttosto come ha risolto un punto carente. Tecnicamente io sono consapevole che dovrebbe essere un po’ più spessa, comunque nel complesso non è male. Un segreto e una magia per migliorarla invece ce l’ho. Quando entrai in palestra a 17 anni una cosa che volevo migliorare erano le “scapole alate”. Ricordo benissimo ogni centimetro della traiettoria dei contrappesi del lat machine mentre facevo l’esercizio e pensato al gran dorsale che si contraeva per abbassare la barra. Vedevo “con gli occhi della mente” proprio le “alette” e le sentivo lavorare. In pochissimo tempo la mia schiena migliorò. Tutto questo lo faccio ancora oggi, durante un esercizio penso e isolo mentalmente il lavoro del muscolo, mi concentro a visualizzare e sentire il muscolo che lavora, non abbasso o alzo mai un peso “con la forza delle articolazioni” ma strizzando i muscoli dovuti. Visualizzare la propria schiena come ogni altro muscolo da migliorare, questo è il consiglio per non dire “Il segreto”. Tanto più vero perché la schiena non è facile da vedere, non è come le braccia o l’addome che basta mettersi di fronte ad uno specchio… per guardarti la schiena devi fare un po’ di trambusto in più.
da quello che ho visto sul palco dei campionati italiani, mi è sembrato che tu gareggi per il gusto di farlo, non tanto per il risultato ottenuto, o mi sbaglio? una gara la vivi più come una sfida personale, un miglioramento fisico e mentale di te stessa, piuttosto che per il piazzamento o per il trofeo, sbaglio?
Sì, ha capito perfettamente. Probabilmente alla fine ho anche creduto di non essere competitiva per ambire a piazzarmi o vincere, dato che come ti ho detto, per motivi di lavoro e di attività che svolgevo, sia mi era stato proibito di gareggiare decenni fa sia mi è sempre stato fortemente sconsigliato.
Nel 2009, a Cernobbio, Tu e Dennis Giusto, tuo marito, avete organizzato la notte dei campioni. Ricordo molto bene quella gara, perchè è stata la prima volta che ho preso il treno per andare a vedere una gara di bodybuilding che non si svolge a roma. Che cosa significa promuovere una competizione di bodybuilding oggi in italia?
Dennis ed io eravamo arrivati ad un format perfetto per organizzare le gare, tanto che volevamo creare un pacchetto per aiutare nuovi altri organizzatori. Significa anzitutto tanta passione, significa poi lavorare per andare in pari (la migliore delle aspettative). Non ricordo quante gare abbiamo organizzato, ma siamo sempre riusciti a fare pari, mai a rimetterci (il tempo personale investito per l’organizzazione, che parte almeno 3-4 mesi prima un evento non lo calcolo). Siamo riusciti a pagare tutto perfino per gli Italiani IFBB 2010 al teatro Ariston dove solo l’affitto del famoso teatro costò 16.000 euro per un pomeriggio!
In quella bellissima manifestazione, hai portato Kay Greene in Italia per la prima volta. Che idea ti sei fatta di Kay Greene? Leggendo le sue interviste su muscular development o guardando i suoi video, mi sembra una persona molto profonda e sopratutto una persona che ha sempre cose molto interessanti da raccontare. Puoi raccontarci come è kay nella realtà?
Kai Greene fu portato dal Presidente Benedetto Mondello, io aiutai nell’organizzazione e mi occupai in parte dei contratti e contatti con i Pro. Kai è una persona stupenda. Non lo conosco più di tanto, ma a pelle mi ha sempre fatto un’ottima impressione. A Como lo trovai con in mano un disegno… era il disegno che aveva fatto un bambino per lui e glielo aveva regalato. Mi colpì molto questa cosa. Anche con mia figlia, che ha visto fin da neonata, si è sempre prodigato in affettuosi complimenti. Kai ed io la pensiamo uguale sul valore che deve avere la mente nel bodybuilding e non è detto che il futuro non ci veda insieme in qualche iniziativa in questo senso.
Qualche settimana fa, in tv, facendo zapping ho visto il palco del festival di san remo e ho pensato al 2010, quando tu e dennis avete organizzato i campionati italiani di bodybuilding nella vostra bellissima città. Che cosa hai provato quando il teatro dell’ariston ha dato il consenso per organizzare una così importante competizione come i campionati italiani ifbb, in una simile location, conosciuta in tutto il mondo?
La location fu voluta da Dennis, nato a Sanremo, che si ricordava di avere visto gli Italiani lì nel 1992. Io sono la compagna di vita di Dennis e non potevo non appoggiarlo, soprattutto se si trattava di una cosa a favore dell’altro mio grande amore, il bodybuilding. Provai tanto orgoglio, orgoglio di dare un palco così importante al mio sport che se lo merita. Nei mesi di preparazione dell’evento anche tanta apprensione, che tutto fosse perfetto e soprattutto di riuscire a pagare l’affitto dell’Ariston… per il quale ero pronta a fare una donazione personale in caso i biglietti non fossero bastati. Bastarono a pelo… 375 biglietti di pubblico pagante più gli sponsor, che ringrazio ancora. L’Ariston ha una capienza di 2000 posti. Avevo fatto il voto che se lo riempivo, qualche decina di migliaia di euro sarebbe andata in beneficienza. Purtroppo non fu possibile.